La formazione del tessuto urbanistico

origini ed attuali caratteri urbanistici

Il processo storico di trasformazione del territorio di Carinola può essere individuato attraverso la lettura e lo studio delle cartografie storiche.Verranno prese in esame non solo le carte topografiche storiche dell’ Istituto Geografico Militare (Firenze), bensì anche cartografie di diverso tipo che, pur non avendo la stessa attendibilità delle suddette ed essendo in molti casi delle rappresentazioni artistiche in cui sono falsati molti dati circa le effettive distanze e ubicazioni, servono a fare considerazioni importanti e contribuiscono a creare un quadro d’insieme su quello che Carinola è stato nel corso dei secoli e su come si è sviluppata.

La prima fonte riportata è una Pianta del territorio con la localizzazione di Carinola, che rappresenta la copia di un disegno fatto nel 1584 da Giovan Carlo Rapicano, tavolario del Sacro Regio Consiglio.

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Figura 1. Anonimo, copia di un rilievo del 1584 di Giovan Carlo Rapicano, tavolario del Sacro Regio Consiglio (Archivio di Stato di Napoli).Particolare

La pianta è significativa perché ci mostra la rappresentazione della cittadina di Carinola già consolidatasi quale nucleo definito alla fine del Cinquecento, circondata da mura ed omogenea nel suo tessuto. Significativo, a tal proposito, è il parallelo che si può fare con il vicino nucleo di Falciano, che è individuato con poche case sparse, evidentemente non legate da alcun tessuto connettivo urbano.

Già nel ‘500, pertanto, si può pensare a Carinola quale nucleo urbano con una propria identità urbanistica.

Nella Carta della Provincia di Terra di Lavoro di Nicola Stigliola del 1595, di cui viene riportata la parte con la localizzazione di Carinola, la città appare situata tra alcune colline sulla sponda destra del Volturno ed è leggibile lo stato di agreste isolamento in cui essa si pone.

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Fig.2: Nicola A. Stigliola,Carta della Provincia di Terra di Lavoro,1595. Particolare con localizzazione di Carinola

 

Secondo alcuni studiosi, Carinola deve molto del suo carattere di compatto centro urbano all’isolamento che l’ha sempre caratterizzata e che è dovuto alla lontananza dalle principali vie di comunicazione (fatta eccezione per la SS Appia) che, pur non distando molto da essa, la lambiscono ma non l’attraversano, consentendole di conservare il suo carattere urbano compatto ed indipendente e al contempo ben collegato con il territorio circostante.

Ancora è possibile leggere in tale carta una simbologia che pone Carinola sullo stesso piano di importanti terre limitrofe, quali Sessa, Teano, Calvi; la raffigurazione del pastorale, infine, denuncia il suo stato di città vescovile.

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Figura 3: Carta dei Regi Lagni, raffigurati da Mario Cartaro nel secondo decennio del XVII secolo

Nella Carta realizzata da Mario Cartaro per la Giunta dei Regi Lagni, istituita nel XVII secolo per la bonifica dei territori a nord della città di Napoli, che interessarono, anche se solo marginalmente, anche la piana di Carinola, è ancora una volta messa in evidenza la condizione di isolamento della cittadina di Carinola, che è individuata quale unico centro abitato al di sopra del corso del fiume Savone. Sono altresì messi in evidenza i due assi viari di accesso, quello orientale, verso Capua, e quello occidentale lungo la costa.

Le zone in bruno, tra i fiumi Volturno e Savone, individuano le parti del territorio soggette alle inondazioni.

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Figura 4: Antonio Rizzi Zannoni, Atlante del Regno di Napoli, incisione del 1794. Particolare del Foglio n. 14 con la localizzazione di Carinola

 

Dalla visione del foglio 14 dell’ Atlante del Regno di Napoli di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni , inciso nel 1794, si legge che la città di Carinola sorge su un piccolo altopiano, è cinta da mura ed è lambita da due corsi d’acqua sia ad oriente che ad occidente.

Sono riportate tutte le attuali frazioni, che erano chiaramente dei borghi o dei semplici casali, e le masserie isolate di Teo, Trabuco, Chiocco, etc.

Compare anche il Lago di Carinola, alimentato dal rivo di Prato che scende da Carinola stessa; attualmente tale lago rientra nel territorio della cittadina di Falciano del Massico che, per molto tempo frazione di Carinola, ha poi acquistato autonomia amministrativa e inglobato nei confini del proprio territorio il suddetto lago.

Non sono riportate strade di collegamento tra le varie frazioni del territorio e tra le frazioni ed il capoluogo stesso; i collegamenti erano quindi affidati,

presumibilmente, a percorsi campestri e non esisteva una struttura viaria ben definita. Il nucleo di Carinola appare, invece ben definito e compatto.

Nel foglio di Caserta appartenente alla Gran Carta del Regno di Napoli, realizzato dal Reale Officio Topografico di Napoli tra il 1837 e

il 1848 e pubblicato nel 1860, è possibile leggere la suddivisione del territorio in appezzamenti, soprattutto di uso privato, e una fitta rete di strade vicinali consente il raggiungimento di ognuno di essi.

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Figura 5: Gran Carta del Regno di Napoli, 1837-48. Particolare del Foglio di Carinola

Tale rappresentazione esemplifica in modo chiaro la vocazione agro-alimentare di Carinola, che si va configurando dagli inizi del XIX secolo quale sede di attività legate alla produzione alimentare, in particolare alla produzione di vino e olio, oltre che di latticini e formaggi vari per la presenza di grandi allevamenti.

In tale rappresentazione, compare per la prima volta il corso Umberto I, realizzato nella prima metà dell’ Ottocento dall’Amministrazione delle Bonifiche; tale arteria si configura quale asse viario di collegamento tra Carinola e la frazione S. Croce, proseguendo per Nocelleto.

Per comprendere le tappe fondamentali della nascita e dello sviluppo di Carinola, si può partire dalla nascita di quell’insediamento che nell’Alto Medioevo prendeva il nome di Carinulum, sorto come conseguenza delle invasioni barbariche che tra il V e l’VIII secolo d.C. interessarono l’Italia meridionale, facendo strage dei piccoli villaggi di origine romana disposti, come voleva la tradizione urbanistica dell’Impero, per colonie, in maggioranza in pianura e di conseguenza molto vulnerabili agli attacchi, allorquando il sistema centrale non riuscì più ad assicurarne la difesa.

Il nucleo urbano si è venuto configurando su un’altura circondata da valloni in cui scorrono due corsi d’acqua: il Pozzano e il Malerba, che si congiungono a sud della città appena fuori le mura.

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Tale conformazione geografica, mentre da un lato ha contribuito in modo determinante alla difesa della cittadina stessa e le ha consentito di svilupparsi in una posizione privilegiata rispetto alla circostante fertile campagna, dall’altro ne ha limitato lo sviluppo ponendola talvolta in una posizione di isolamento, come già precedentemente evidenziato attraverso la lettura delle planimetrie storiche.

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Le caratteristiche del tessuto urbano e lo sviluppo che ha interessato tale centro nel corso del tempo, riflettono la compattezza caratteristica dei centri urbani dell’epoca medioevale; ciò è facilmente riscontrabile se si analizza la disposizione planimetrica degli edifici prospicienti le strade, irregolari ed a tratti molto strette; la tipologia dell’insediamento è a fuso, dettata anche dai dislivelli del terreno; il nucleo urbano, infatti, si articola intorno ad un asse viario principale con andamento nord-sud, (via Roma–via Vescovado–via Diaz). Tale asse, seguendo il dolce degradare della collinetta, collega il polo commerciale e sociale, nonché amministrativo, sorto intorno all’imponente costruzione del Castello Baronale, che idealmente chiude la città nella zona più elevata, con il polo religioso, cioè la sede vescovile e la Cattedrale.

Tutte le strade secondarie, orientate in senso est-ovest, trovano sbocco quasi perpendicolarmente su quella principale, ad altezze sfalsate.

Il nucleo primitivo della città è quello che si articola intorno alla Cattedrale e al Vescovado, nella parte meridionale dell’abitato; in seguito la città si sviluppò lungo il già citato asse dell’attuale via Roma, secondo lo schema sopra descritto.

Nella parte settentrionale della cittadina furono invece eretti la mole possente del castello e torri minori lungo le mura. Tali strutture difensive sono state modificate da ciascuna delle successive dominazioni che si sono succedute in questi luoghi, fino ad arrivare al periodo spagnolo. E’ questo il motivo per cui risulta difficile stabilire una datazione certa per la stratificata cortina difensiva, tranne che per il tratto del lato nord-est; fortificato nuovamente con alti contrafforti superiormente voltati ad archi di scarico, verso la fine del vicereame di don Pedro di Toledo, il quale si servì di diversi ingegneri militari per fortificare un po’ tutte le città meridionali. Le affinità di questo tratto di murazione a nord-est con le fortificazioni realizzate in quel periodo in Italia meridionale, consentono una datazione più precisa rispetto ad altre parti dello stesso tracciato.

 

Lo schema tipologico che caratterizza il patrimonio edilizio di Carinola è quello della casa a corte. Si va dagli episodi più sontuosi, quali i palazzi Petrucci e Marzano, articolati secondo lo schema corte-loggiato-scala esterna, a forme nettamente più semplici, dove la tipologia edilizia viene ripetuta secondo il medesimo schema compositivo ma, allo stesso tempo, entro configurazioni meno complesse, dando vita ad una serie di episodi di edilizia minore che vanno a costituire il tessuto urbano della città.

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Per quanto riguarda la lettura della morfologia urbana, si può dedurre che quella relativa all’impianto originario medioevale ha fortemente condizionato, nel corso dei secoli, lo sviluppo del tessuto edilizio dell’abitato che, come già messo in evidenza, attualmente presenta una configurazione che non si discosta molto da quella originaria.

Il Quattrocento segna una svolta decisiva nello sviluppo urbanistico di Carinola: in età rinascimentale, infatti, furono realizzati ampliamenti consistenti del sito medioevale, in particolar modo ad opera degli Aragonesi, che si fermarono nella zona prima di prepararsi alla conquista del Regno di Napoli.

In questo nuovo clima politico, viene dato un grande impulso all’attività edilizia, che non è più orientata solo verso un tipo di architettura prevalentemente religiosa o militare, come in passato, ma si apre in modo decisivo all’edilizia civile, consentendo quindi una notevole espansione del nucleo originario della cittadina.

In questo periodo si realizzano opere di grande interesse architettonico ed artistico, nelle quali si legge l’incontro tra la cultura catalana e le esperienze locali. All’interno della città sorgono nuove costruzioni e c’è un fiorire continuo di finestre, portali, loggiati, secondo il nuovo gusto artistico fiorito a Napoli, alla corte di Alfonso il Magnanimo.

La città nel volgere di un secolo cambia, ma non solo sotto il profilo dell’espansione del territorio, quanto piuttosto in ordine all’arricchimento architettonico dei margini urbani preesistenti; ciò è dimostrato dal fatto che la quattrocentesca Chiesa dell’Annunziata fosse stata edificata in posizione fortemente decentrata rispetto all’originario nucleo urbano medioevale, quindi extra moenia, per preservare la funzione peculiare della Cattedrale; gli stessi palazzi Marzano e Novelli, prospettano sulla generatrice viaria dell’insediamento, rispettando perfettamente i limiti delle piccole insulae medioevali che la intersecano.

 

Dopo la florida esperienza catalana la cittadina resterà, per molto tempo, in un silenzioso isolamento di cui si hanno pochissime notizie. Bisognerà aspettare circa tre secoli per leggere dei nuovi vistosi cambiamenti nello sviluppo della cittadina.

Nel 1833, per l’interesse dei Borboni alla bonifica di tutta la zona, vengono progettate una serie di strade con lo scopo di migliorare i collegamenti fra centri minori e la capitale del Regno. E’ appunto una di queste strade che apporterà delle vistose modifiche all’urbanistica di Carinola.

Fra il 1853 e 1860, infatti, venne realizzato il tronco di strada che, provenendo dalla frazione S. Croce, scavalcava il burrone che precede l’abitato di Carinola e, innestandosi sulla via principale della città, continuava poi fino a Cascano; tale tratto resta tuttora invariato.

L’apertura di questa strada andò quindi a modificare l’asse principale viario della città, denominato nell’Ottocento Strada Maestra, facendolo deviare verso la nuova strada (Corso Umberto I).

La strada aperta dall’Amministrazione delle Bonifiche, cioè la strada che attualmente collega S. Croce con Carinola e dopo aver attraversato la città prosegue per Casanova e Cascano, prevedeva la demolizione di alcune abitazioni, proponendosi quale intervento di sventramento non violento, in quanto non prevedeva massicce demolizioni né tantomeno forti modifiche dell’assetto urbano e della morfologia urbana configuratasi nel tempo.

Un ulteriore sventramento in Carinola fu fatto in epoca fascista. Nel 1935 si decise di provvedere alla costruzione di una idonea piazza in cui svolgere il pubblico mercato, scelta dettata anche dalla pericolosità della stretta curva per i veicoli che la percorrevano. Fu tale intervento a determinare la scomparsa dello storico palazzo Aceti e la realizzazione della piazza Osvaldo Mazza.

L’ultimo conflitto bellico ha causato molte distruzioni e gravi perdite nella piccola cittadina. Già colpita dai bombardamenti, Carinola fu dilaniata dai nazisti nella ritirata. Molti fabbricati prospicienti la via principale furono minati e fatti brillare con lo scopo di occupare la strada con le macerie onde ritardare l’avanzata degli alleati. A farne le spese furono anche palazzi di grande importanza storico artistico: palazzo Marzano fu mutilato nella parte adiacente la strada e stessa sorte toccò al palazzo Parancandolo. Anche il Castello Baronale subì una forte mutilazione e ancora oggi è ridotto in stato di rudere.