Epigrafe Sinuessana. Una testimonianza dei gladiatori

EPIGRAFE SINUESSANA DI CARINOLA

A poco più di una leggenda si potrebbe ridurre la storia di Sinuessa senza il preziosissimo documento che Carinola possiede alla base del poderoso Campanile della monumentale Cattedrale, che ha compiuto novecento anni di vita. L’epigrafe che vogliamo commentare è conosciuta e citata da moltissimi studiosi, ma che la stessa getti tanta luce sulla storia del nostro territorio, non poteva che spettare a noi cogliere tale significato.

La natura dell’ epigrafe indica che essa faceva parte del paramento di una parete, forse dello stesso monumento funebre lasciato per testamento dal titolare alla sua gente, cioè ai Papiesi. Risulta sempre difficile incontrare un’ epigrafe trascritta fedelmente, ma noi la trascriviamo dall’originale, visto che l’abbiamo fortunatamente a portata di mano. Per la Storia è utile anche aggiungere che essa, appunto per la sua importanza, fu fatta trasportare e sistemare alla base del Campanile, bene in vista, dal Vescovo Bartolomeo Capranica appena dopo il 1558, cioè al termine della costruzione del loggiato davanti alla Cattedrale.
Quasi certamente essa proviene dall’antica Papia, di cui, purtroppo, non conosciamo il sito.

L’Epigrafe è:
“L. PAPIUS. L.F. TER. POLLIO. DUO. VlR. L. PAPIUS. L.F. FAL. PATR. MULSUM.ET CRUSTUM COLONIS SENUISANIS. ET CAEDICIANEIS. OMNIBUS.MUNUS. GLADIATORIUM. CENAM. COLONIS. SENUISANIS. ET. PAPIEIS. MONUMENTUM HS ____ EX TESTAMENTO. ARBITRATU. L. NOVERCINI L.F. PUP. POLLIONIS”.

Traduzione:
“LUCIO PAPIO FIGLIO DI LUCIO E POLLIONE DUOVIRI PERLA TERZA VOLTA.
LUCIO PAPIO FIGLIO DI LUCIO DI ORIGINE FALERNA (TESTATORE): VINO (mescolaro con miele) E CIAMBELLE AI COLONI SINUESSANI E CEDICIANESI; A TUlTI UNO SPETIACOLO GLADIATORlO, UNA CENA AI COLONI SINUESSANI, E AI PAPIESI IL MONUMENTO DI 12.000 SESTERZI COME DA TESTAMENTO, DEL QUALE NOMINA ESECUTORI LUCIO NOVERCINO FIGLIO DI LUCIO E PUPINIO POLLIONE”.

Nella “Storia della Diocesi di Carinola” abbiamo citato tanti nomi della toponomastica del nostro territorio: Cedia, Cedicia, Cilicia, Falerno, Faustiano, Caldana,Sarclano, Sinuessa, Villa Petrina, Villa Macula e tante altre ville sparse per tutte le pendici del Monte Massico. Ma non abbiamo potuto parlare mai di una organizzazione sociale vera e propria, perché il documento che andremo a trascrivere era stato considerato sempre a sé stante, cioè senza un valore costitutivo della storia stessa dell’Ager Falernus (Campo Falerno) .

L’epigrafe è un documento vivo, che ci fa conoscere l’organizzazione sociale di quel tempo nella nostra terra, sotto personaggi storici di grandissimo rilievo. Veniamo a conoscenza, inoltre, dei nomi delle più prestgiose famiglie della gens romana, che avevano il compito di stare a capo delle grandi e piccole colonie che venivano istituite dal Senato Romano.

L’epigrafe ci riporta in un periodo ben preciso della Storia: al tempo di Cesare Augusto, primo secolo avanti C. – primo secolo dopo c., al tempo di Gaio Asinio Pollione, grande amico di Mecenate, di Orazio e Virgilio e molti altri letterati; secolo di pace (pax Augustea – Ara pacis); un secolo in cui il vino Falerno veniva decantato in tutto l’impero, e propriamente questo nostro territorio lo esportava in anfore fabbricate in loco, nelle numerose fornaci ancora individuabili lungo il Massico e nelle zone ricche di creta.

Per questa ragione Roma vi istituì nel 318 la tribù Falerna e la Campania fu denominata Felix, Campania Felice.

“Allora avresti potuto vedere innumerevoli ville, circondate da vigneti, uliveti e querce secolari, piantagioni di fichi e peri, prati e fave, grano e biade, lupini e ortaggi, erbe medicamentose, roseti e biancospino, noci, meli e melograni, le colline coperte di castagni e il sottosuolo tappezzato di funghi porcini e di ovuli. Sui monti avresti potuto ammirare immensi greggi come api sciaamanti e mandrie di bovini pascolanti allo stato brado. Famosi erano i formaggi delle taverne di Cedia. Non pochi erano i cavalli e gli asini che percorrevano la Via Appia e che tu avresti potuto scorgere dall’alto del Monte Massico. Soprattutto avresti potuto vedere i grandi carri trainati da buoi che trasportavano ai vicini porticcioli di Sinuessa e del pagus Sarclanus centinaia di anfore piene del famoso vino Falerno; tutta la piana di Caleno ricca di diramazioni che di qua e di là si staccavano dalla strada maestra, specialmente presso il ponte Campano, e raggiungevano le Ville più importanti, appartenenti a personaggi romani e ad ex-militari in pensione, che si erano distinti nel far grande la città di Roma. A queste famiglie appartenevano Lucio Papio e il duunviro Pollione, per tre volte eletti in tale carica e appartenenti a famiglie romane molto vicine prima a Giulio Cesare e poi a Cesare Augusto, che insieme con Orazio, Virgilio e Caio Asinio Pollione avevano formato il famoso circolo culturale intorno a Mecenate” .

Tratto da: “APPENDICE alla storia della Diocesi di Carinola” di Don Amato Brodella.